E' molto probabile che il dimmer abbia bisogno di essere attraversato da una certa corrente minima, al disotto della quale interrompe il proprio funzionamento. Se con un carico di 20 W funziona, e con uno di 10 W no, c'è poco da smanettare esternamente, almeno seguendo il sano principio del risparmio energetico, che è poi quello per cui i dimmer sarebbero stati inventati.
L'idea di collegare in uscita una lampada da 10 W e un altro carico che "sciupi" altri 10 W solo per ingannare il dimmer è percorribile, ma non è certo il massimo in fatto di efficienza energetica. Salvo errori di calcolo, un resistore di 4700 ohm dovrebbe apparire come carico equivalente a una seconda lampada, e convertire in calore circa 11 watt quando riceve l'intera sinusoide a 230 V (dimmer al massimo). Ovviamente tale resistore dovrebbe essere del tipo "corazzato" (con involucro in alluminio) e dovrebbe essere dimensionato per almeno 25 watt, affinché gli 11 che dovrà gestire non rappresentino uno stress eccessivo. Un resistore del genere non è molto costoso, e di solito è anche ragionevolmente piccolo, tipo cinque centimetri di lunghezza per due d'altezza e uno e mezzo di spessore. Il problema più arduo è "logistico", visto che, mediamente, durante l'uso si scalderà al punto di non poterlo toccare a mani nude. L'idea di collegare insieme alla lampada un oggetto diverso dal semplice resistore è intrigante, ma dato che l'inganno si basa sulla quantità di corrente che il dimmer deve veder passare, qualunque accorgimento che richieda energia e non fornisca in cambio luce violerebbe comunque il requisito dell'efficienza energetica. Giudica tu se ti conviene usare una lampada da 10W insieme a una "stufetta" sotto forma di resistore, oppure usare direttamente due lampade da 10W, visto che in caso di luce troppo brillante potresti sempre dimmerarle.
Se hai a disposizione un condensatore in polipropilene di almeno un microfarad con tensione di lavoro di 630 volt potresti, e sottolineo potresti, tentare di collegarlo in parallelo ad una lampada, giusto per vedere se il dimmer lo accetta come "carico ingannatore". Tieni presente che il condensatore non si scalda apprezzabilmente durante l'uso, poiché in realtà l'energia che tratta non la dissipa in calore ma, in qualche modo, la "nasconde" per un attimo per poi restituirla (quasi tutta) un attimo dopo. La scommessa consiste nel vedere se l'energia presa e restituita dal condensatore viene vista dal dimmer come un carico fisso sufficiente a non farlo spegnere. C'è comunque un rovescio della medaglia, rappresentato dal fatto che il dimmer potrebbe essere costruito per funzionare bene solo con carichi prevalentemente resistivi, com'erano le vecchie lampadine a filamento. In presenza di una grossa capacità, il dimmer potrebbe funzionare male o, se sei sfortunato, potrebbe anche guastarsi. A supporto di un'eventuale prova c'è comunque da aggiungere che neanche le moderne lampadine a LED sono carichi resistivi puri, tendendo spesso ad apparire come carichi induttivi. L'aggiunta del condensatore potrebbe quindi "bilanciare" la situazione e addirittura migliorare il comportamento del dimmer nella parte iniziale della corsa della manopola. Ripeto: quanto sopra è solo un discorso basato su ipotesi; giudica tu se vale la pena passare ai fatti e, nel caso, da buon elettrotecnico, cura a dovere la sicurezza.
Se sbagli perché non sai, commetti un errore. Se sbagli perché non vuoi sapere, ne commetti due.