Mi scuso per il ritardo, ma oltre che su altri lavori, stavo riflettendo ulteriormente su questo argomento.
Ho scoperto che la cosa e' indubbiamente fattibile, ma richiede degli ingenosi equilibrismi per far funzionare tuta la baracca. Alla fine ho pensato che sia meglio dividere il problema in due progetti distinti.
Il progetto A (chiamiamolo cosi') richiede di digitalizzare la forma d'onda generata dall'oscilloscopio. Utilizzando hardware (convertitori A/D, micro ecc) moderni, non e' difficile realizzare un apparecchietto che debitamente collegato all'oscilloscopio in questione, renda disponibili i campioni acquisiti e i vari parametri di acquisizione (base tempi, guadagno verticale) e li invii a un comune PC, per il tramite del quale sia possibile visualizzarli e sottoporli alle elaborazioni piu' svariate.
La cosa puo' risultare insensata o quantomeno strana, ma occorre ricordare che gli oscillocopi Tektronix degli anni 60-70 utilizzavano plugin campionatori da 1 GHz ma non erano digitali bensi' analogici puri.
Il
come funzionassero (e funzionavano bene eccome) esula da questo topic, ma occorre ricordare che se si desideravano degli screenshot delle forme d'onda visualizzate, l'unico metodo allora possibile era... una fotografia dello schermo, usualmente utilizzando macchine fotografiche Polaroid.
Attualmente io possiedo, tra gli altri, un
Tektronix 564 con un plugin verticale
3S1. Graziosamente, ha due uscite analogiche che riproducono il segnale analogico campionato. Siccome il campionamento e' di tipo sequenziale (non real-time, one-shot) e la frequenza di campionamento (sempre sequenziale! non e' la frequenza di campionamento usualmente intesa) e' molto bassa (intorno ai 100 KHz), e' sufficiente anche un convertitore A/D di cui sono dotati la maggioranza dei micro odierni.
Attualmente utilizzo un Siglent SDS1102CML per digitalizzare i segnali provenienti dal Tektronix, ma realizzare uno scatolotto apposito renderebbe il tutto piu' compatto e versatile.
Il progetto B invece consiste nell'utilizzare un normale oscilloscopio a CRT come terminale video da computer. In modalita' testo, beninteso, alla stregua dei vecchi monitor usati negli anni 70-80.
I metodi per realizzare il circuito di interfaccia sono svariati, cosi' come il metodo per il rendering dei caratteri, vettoriale o raster. Su internet vi sono vari spunti, da parte di persone che gia' li hanno realizzati.
Esiste una vecchia app-note della Rockwell che mostra come sia possibile implementare un semplicissimo generatore di caratteri per oscilloscopio, utilizzando il venerabile [url]AIM-65[/url] (che per inciso io ebbi la fortuna di usare).
In realta' anche qui realizzare un generatore di caratteri decente, allo scopo di visualizzare un po' di caratteri sparsi sullo schermo di oscilloscopio non e' difficile coi mezzi odierni, quando invece 50 anni fa occorrevano come minimo due o tre schede formato doppio eurocard zeppe di circuiteria analogica e/o logica discreta.
Unendo i due progetti, A e B, si puo' alla fine realizzare un sistema intelligente che permette di utilizzare oscilloscopi vintage ad elevata banda passante, digitalizzarne l'output e rendere disponibili le varie misure che usualmente si ottengono coi moderni oscilloscopi DSO sullo schermo di un secondo oscilloscopio usato come monitor.
Se proprio non si vuole sacrificare un secondo oscilloscopio per utilizzarlo come monitor (anche se e' risaputo che gli appassionati vintage ne hanno solitamente ben piu' di due o tre, me incluso
), si puo' utilizzare un piccolo display, LCD o TFT, come readout.
Visualizzare il readout direttamente ad esempio, sul Tek 564, richiederebbe troppe modifiche all'oscillo stesso, e secondo me il gioco non varrebbe la candela, aldila' della personale soddisfazione che si otterrebbe.
Basti vedere
questo documento su come era realizzato il readout nei mainframe Tektronix della serie 7000 per rendersi conto che, anche utilizzando componentistica moderna, realizzare un readout su oscilloscopi vintage non sia proprio una passeggiata.
Per quello ho deciso di scindere la mia idea iniziale in due sottoprogetti e realizzarli separatamente, in maniera da non mettere "troppa carne al fuoco"...
Max