Elettrotecnica, macchine e dispositivi elettrici a tensione di rete, impianti, elettrodomestici, elettromeccanica, ecc.
#4225
salve,
siamo un gruppo di ragazzi che ha intenzione di aprire
una nuova azienda che vende componenti elettronici usati,
funzionanti e testati.
Di seguito presentiamo il nostro listino prezzi di alcuni
componenti più richiesti:

MICROONDE:
trasformatore 10 €
magnetron 10 €
condensatore 5 €
LAVATRICE:
motore 20 €
pompa 10 €
elettrovalvola 5 €
resistenza 5 €
TELEVISORE:
altoparlanti 5 €
trasformatore di riga AT 10 €
COMPUTER:
Alimentatore ac/dc 500 W 15 €
Hard disk 500 GB 20 €
APPARECCHI RADIO
Altoparlanti 5 €
Transistor radio 5 watt 1 €
AMPLIFICATORE AUDIO
Altoparlanti 25 watt 10 €
Dissipatore in alluminio 10X10 cm 10 €


Quello che vi chiediamo è il vostro giudizio esperto sulla
nostra offerta, quali componenti comprereste?
Quali hanno un prezzo competitivo sul mercato?
Quanti di voi comprebbero uno di questi, anche se attualmente
nn vi serve perchè è un'offerta appetibile?
Vi preghiamo di rispondere in tanti, il vostro giudizio è
importante per la nascita della nostra azienda
#4226
Lungi da me l'idea di scoraggiare un'iniziativa comprendente le parole "gruppo" e "ragazzi", ma non credo che la vendita di pezzi di ricambio usati possa generare un reddito sostenibile nel settore dell'elettronica, per almeno due buone ragioni che si possono riassumere nei concetti universali di spazio e di tempo.
All'inizio è possibile che tutto il materiale da smontare, pulire, testare, catalogare, fotografare, gestire, conservare, trovi posto nel garage semivuoto di uno dei soci, ma per fare le cose sul serio servirà ben presto un capannone, che ovviamente costa una bella cifra sia nell'ipotesi di affittarlo, sia nell'ancor meno allettante prospettiva di comprarlo.
All'inizio è possibile che per trovare uno fra cento oggetti basti leggere un file di testo e "scavare" per due minuti, ma per fare le cose sul serio, e sperare di non perdere più di venti minuti anche quando gli oggetti saranno migliaia, serviranno scaffali, tavoli, armadi, contenitori, etichette, programmi, e un responsabile che abbia l'autorità di non lasciare che tutti appoggino di tutto dove capita.
All'inizio è probabile che i contatti via telefono, internet, social, passaparola, siano pochi e facili da gestire, ma ben presto servirà una persona che abbia l'autorità e l'esperienza per non perdere un'ora dietro il ragazzino che cerca un termistore da 6 centesimi senza averlo mai visto, e al tempo stesso non trascurare il ragazzino che cerca il display del suo telefono costossissimo per poterlo riparare prima che i genitori scoprano che ci si è seduto sopra.
Dulcis in fundo, c'è il "socio" che nessuno vorrebbe ma che tutte le aziende devono avere per legge, e cioè il fisco.
Basta aprire una partita IVA, e scatta subito l'automatismo fiscale che ti chiede soldi: una quota in proporzione ai ricavi; una quota a fini pensionistici; una quota a copertura assicurativa contro gli infortuni sul lavoro.
Basta assumere anche un solo dipendente part-time, e scatta un'altra lunga serie di obblighi onerosi, tipo i bagni separati per genere, l'illuminazione corretta e non abbagliante, sedie e scrivanie ergonomiche, cartelli di avviso e segnalazione dei pericoli, mascherine antipolvere, occhiali protettivi, indumenti antiinfortunistici, e altri che adesso non mi vengono in mente ma che comunque costano un botto.
Basta avere un computer o un tablet in azienda, e scatta l'obbligo di gestire la privacy con tutte le misure necessarie per evitare che qualcuno abbia accesso non autorizzato alle informazioni cosiddette "sensibili".
Basta avere un'attività commerciale, e scatta l'obbligo di emettere fattura o scontrino per la merce che esce, e richiedere fattura per la merce che entra, anche quando il valore dichiarato sul documento non copre nemmeno il costo vivo della carta su cui viene stampato.
Ovviamente le fatture devono essere registrate e conservate, e a meno che uno dei soci non sia anche ragioniere, ben presto serviranno centinaia di euro al mese per il servizio professionale di un commercialista.
Insomma, il solo fatto di essere titolari di un'azienda costa decine di euro al giorno, e il solo fatto di aprire la porta la mattina e chiuderla la sera costa centinaia di euro al giorno, quindi, se ogni giorno non entra denaro in quantità ALMENO sufficiente a coprire le spese e mettere da parte qualcosa per le emergenze, i propositi potranno esser buoni quanto si vuole, e i soci effettivi potranno sacrificarsi e decidere di non percepire uno stipendio e perfino di contribuire un po' di tasca propria, ma il "socio fiscale" esterno chiederà comunque la sua (grossa) quota, e lo stesso faranno i fornitori di luce, gas, acqua, telefono e internet.
Come se non bastasse, il fisco gioca anche d'anticipo, nel senso che una volta ricevuti i soldi delle tasse dell'anno precedente, ad esempio una cifra a caso di 8000 euro, provvede subito a chiedere il versamento del 98% di 8000 euro come anticipo sulle tasse future, ipotizzando che il reddito sarà uniforme e, in caso contrario, procederà eventualmente con comodo ad un rimborso dilazionato, previo accertamento dei motivi a supporto di una dichiarazione inferiore alle aspettative.
Premesso ciò, il mio parere sul quesito specifico circa l'appetibilità dei materiali in elenco è anch'esso negativo, poiché anche ammettendo che qualcuno cerchi una vite speciale in titanio a testa quadra per il proprio telefono blasonato, e sia disposto a pagarla due euro invece dei due centesimi di valore effettivo, difficilmente la comprerà se non vede una foto in cui la riconosce, e soprattutto se non vede un filmato in cui qualcuno gli insegna ad avvitarla. Ora, se per smontare la vite usata, pulirla e fotografarla, informarsi sull'appetibilità e quindi attribuire un valore consono, l'azienda spende in tutto dieci euro, il fatto di vendere eventualmente a due euro non rappresenta certo un successo commerciale. Anche se l'azienda spendesse due, uno, mezzo euro, non sarebbe comunque un successo commerciale. Per avere una parvenza di successo commerciale, l'azienda dovrebbe spendere dieci centesimi e ricevere due euro, ovviamente non per una, non per due, non per dieci, ma per centinaia e centinaia di viti al giorno.
Non sono ragioniere, quindi non prendetemi a pernacchie se ho citato cifre, esempi e concetti fiscali inesatti.
Quanto sopra deriva comunque da esperienza diretta pluridecennale nel settore dell'elettronica, ed è supportato da una semplice constatazione che chiunque può verificare: se le stesse multinazionali spendono milioni per convincerci a suon di media che il telefono X è bellissimo, fa di tutto e di più, vale 1000 ma ce lo scontano a 200 quando è nuovo, come possiamo sperare di convincere qualcuno a comprare l'usato stilando un elenco testuale generico con su scritto "telefono X = 10 euro"?
#4228
ciollo01 ha scritto:salve, siamo un gruppo di ragazzi che ha intenzione di aprire una nuova azienda che vende componenti elettronici usati, funzionanti e testati.

L'iniziativa privata è sempre lodevole ma avete ben presente che quei componenti sono rifiuti RAEE, soggetti a normative strettissime quasi fossero scorie radioattive.
Se non sono catalogati, censiti, tracciati dall'ingresso nella ditta ( magari vengono dall'isola ecologica tramite un amico compiacente) all'uscita con la spedizione (opportunamente marcata) rischiate sanzioni amministrative pesanti se non addirittura denunce penali. Per assurdo le ditte che commercializzano apparati surplus militari sono avvantaggiate perchè non commerciano rifiuti RAEE ma apparati o parti di esse rigenerati (o quasi)
http://gestione-rifiuti.it/smaltimento-RAEE

Informatevi bene , ma molto bene davvero, ed in bocca al lupo!
Dimmer su aspirazione

Ciao a tutti ho una ventola di aspirazione in came[…]

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