Discussioni di carattere generale sull'elettronica analogica e digitale. Didattica e applicazioni pratiche.
#3054
Salve,
avevo intenzione di comprare un kit di elettronica per mettere in pratica ciò che studio all'università. Sono solo alla triennale, e devo ancora dare le materie più toste, per cui le mie nozioni di elettronica sono molto di base. Sto cercando quindi un kit per completi principianti, con degli esperimenti che partano dal più facile possibile. Tuttavia mi interessa che ci sia un certo rigore nelle spiegazioni, ovvio, anche se ho già i miei libri.

Il mio budget è di ca. 100 €

Ho visto molto pubblicizzato Arduino, secondo voi va bene per iniziare? Questo qui per esempio:

Arduino Starter Kit con Board

Se conoscete altre marche buone, vorrei proprio conoscerle per farmi una panoramica più ampia possibile prima di comprare.

Inoltre ho bisogno che non richieda poi di comprare troppi componenti aggiuntivi - il mio budget è limitato, passi per 2 o 3 extra ma di più per ora non posso fare.

Come linguaggio di programmazione conosco Java.
#3057
Ciao, quel kit non è male, sembra abbastanza completo. Volendo risparmiare, potresti anche assemblarlo da sola procurandoti i singoli pezzi via via che ti servono, oppure volendo risparmiare ancora se sei disposta ad aspettare 20-30 giorni puoi comprare un kit equivalente dalla Cina su eBay, se ne trovano anche a €50,00 e meno con spedizione gratuita.
#3058
valentina ha scritto:Salve,
avevo intenzione di comprare un kit di elettronica per mettere in pratica ciò che studio all'università ...

Ottimo proponimento, ma per scegliere l'oggetto giusto dovresti tener presente che cosa studi oggi e che cosa vorresti fare domani una volta terminato un primo percorso formativo.
L'elettronica è una materia molto vasta, e quindi l'idea di un kit per principianti può spaziare dal semplice oggettino che fa lampeggiare un LED al grande schedone multistrato che fa lampeggiare tanti LED mentre gestisce il flusso dati ad alta sicurezza di una banca.
La domanda che dovresti porti è questa: voglio conoscere per imparare, o voglio imparare per conoscere?
Nel primo caso non ha molta importanza quale kit scegli, poiché se segui le istruzioni riesci sempre ad ottenere il risultato previsto, di norma gratificante ma spesso non adeguato per affrontare nuove sfide in proprio. In altre parole, il kit è una sorta di "preparato per dolci" che ti permette di sfornare una buona torta senza preoccuparti di esaminare i singoli ingredienti e sperimentare che cosa succede (nel bene e nel male) se sbagli le dosi. Se il tuo obiettivo futuro è aprire una pasticceria e ricavare un reddito dalla vendita di torte, l'esperienza che fai attraverso i kit è senz'altro valida e adeguata. Se invece il tuo obiettivo è inventare nuove ricette, cioè imparare per conoscere, il kit è un fattore limitante, perché ti condiziona fin dall'inizio a pensare in un certo modo che, di solito, è legato più al marketing che all'elettronica. Un kit deve apparire semplice da usare, e ciò implica che i dettagli complessi (e interessanti per farsi una vera esperienza) restino per lo più nascosti o mascherati. Non conosco in dettaglio il prodotto che citi, ma visto il successo commerciale devo presumere che sia comodo e facile da usare. Non posso occupare altro spazio sul forum, quindi concludo con un esempio elementare ma concreto: il kit ti dice che per attivare un'uscita facendola passare dal livello basso al livello alto devi scrivere, ad esempio, SetPortBit_Out4( 1 ), ma non ti lascia osservare che cosa succede davvero nel circuito, e soprattutto non ti informa sulla ragione che ha spinto i progettisti a scegliere proprio tale approccio e tale dicitura. Se conosci quella dicitura impari ad attivare quell'uscita, ma non hai imparato automaticamente ad attivare le altre, e soprattutto non hai chiaro il meccanismo che potrebbe permetterti di attivarle tutte a prescindere dal tipo di circuito e dal modello di microcontroller che hai sotto mano. Un approccio diverso dal kit può apparire (e spesso è) meno immediato, ma ti permette di imparare per conoscere, perché non ti dice "versa la polvere nella ciotola e metti in forno a 180 gradi", ma ti dà modo di scoprire che esistono tante torte e decine di ingredienti e metodi per prepararle. Se cerchi un'alternativa al kit puoi scegliere una semplice basetta breadboard (quella coi buchini e i contatti a molla, per intenderci) e agganciarci sopra un microcontroller ATMEGA48 in contenitore DIL collegato ad una scheda di emulazione Dragon (trovi tutto in rete). Le uscite puoi monitorarle con dei LED, e gli ingressi puoi attivarli con degli spezzoni di filo inseriti nei buchi. Ovviamente non potrai pretendere di metter su al volo un web server, ma l'esperienza che farai partendo dal basso, magari in Assembly e poi in C, costituirà le fondamenta per alzare altri piani in tutta sicurezza.
Buon lavoro!
#3060
ciao, grazie ad entrambi per le risposte.

@zioelp ho capito che ti piace l'approccio bottom-up, anche a me :P però onestamente non credo che ne sarei capace, temo di scoraggiarmi troppo in fretta. In realtà non ho grande desiderio di diventare un'esperta in elettronica, preferisco il lato software. Inoltre ho scarsa attitudine al problem solving, e non so se un approccio così vasto produrrebbe risultati. Al contrario credo che con un kit che mi fornisca un approccio strutturato per iniziare, possa almeno farmi un'idea della gamma di componenti che si suppone debba conoscere, mentre se faccio da sola rischio, disorganizzata come sono, di perdermi in un bicchier d'acqua. Poi capire le cose - ovvio, non sono il tipo da imparare un procedura e fermarmi lì, ho bisogno di chiarirmi ogni singolo dettaglio prima di poter andare avanti, non per perfezionismo ma perchè altrimenti non riesco a crearmi una visione d'insieme e ho l'impressione di non aver capito nulla; i libri che affiancherò saranno il Sedra - Smith (che ho studiato ma solo in minima parte per l'esame di fondamenti di elettronica an. e dig. - e del quale ormai ricordo poco), Leon Couch - Digital and Analog Communication Systems, e Leon Chua - Linear and NonLinear Circuits. L'intenzione almeno è quella.

Poi son aperta al fatto che possa piacermi seriamente e interessarmi di per se stessa e non perchè devo darci degli esami - allora se la cosa m'acchiappa, verrò a farvi molte domande banali e a dire stupidaggini ^_^ sempre che non mi cacciate a pedate, cosa per la quale sareste giustificati ^_^ :D
#3062
Il mio sospetto si era manifestato da quando ho iniziato a leggere la tua domanda, si è completamente chiarificato con la tua ultima risposta.
Leggiamo un attimo insieme l'indice del Sedra-Smith
PART I DEVICES AND BASIC CIRCUITS
1 Electronics and Semiconductors
2 Operational Amplifiers
3 Diodes
4 Bipolar Junction Transistors (BJTs)
5 MOS Field-Effect Transistors (MOSFETs)
6 Transistor Amplifiers
PART II INTEGRATED-CIRCUIT AMPLIFIERS
7 Building Blocks of Integrated-Circuit Amplifiers
8 Differential and Multistage Amplifiers
9 Frequency Response
10 Feedback
PART III Analog Integrated Circuits
11 Output Stages and Power Amplifiers
12 Operational-Amplifier Circuits
13 Filters and Tuned Amplifiers
14 Signal Generators and Waveform-Shaping Circuits
PART IV DIGITAL INTEGRATED CIRCUITS
15 CMOS Digital Logic Circuits
16 Advanced Topics in Digital Integrated-Circuit Design
17 Memory Circuits

Bene, ti posso assicurare che nel kit che tu hai indicato non c'è assolutamente nulla che ti possa chiarire il funzionamento di ciò che leggi sul libro e viceveresa. Quello è un kit di base per imparare un poco di programmazione embedded (molto semplificata e lontanissima dal mondo reale) può costituire la base per un laboratorio di quella cosa molto di moda che negli U.S.A. va sotto il nome di "physical computing" e che riempie le aule dei college americani di studenti di di Arte o di Cinema o roba del genere, non certo studenti di Ingegneria Elettronica. Quello che ti serve per sperimentare le cose che sono su quel libro (o in qualsiasi altro libro di una materia che, ai mie tempi, si chiamava "elettronica applicata") sono un piccolo lotto di componenti passivi, (resitenze e condensatori per iniziare) e poi transistr, fet mosfet e integrati lineari e digitali con cui asseblare (va benissimo la breadboard) i circuiti che studi e (purtroppo) strumenti di misura (quelli sono cari, farseli prestare).
Fai queste cose e imparerai L'ELETTRONICA, i microcontrollori, per il momento lasciali per quando ti servirà di approcciare la programmazione, e quel punto fallo in modo serio non all'Arrduinese. Tu vuoi diventare un Ingegnere non un hobbista!
valentina ringraziano
#3064
schottky ha scritto:Fai queste cose e imparerai L'ELETTRONICA, i microcontrollori, per il momento lasciali per quando ti servirà di approcciare la programmazione, e quel punto fallo in modo serio non all'Arrduinese. Tu vuoi diventare un Ingegnere non un hobbista!

Non è detto che le due cose non possano andare di pari passo, visto che i microcontroller son circuiti elettronici, e gli ingegneri possono essere anche hobbisti (e viceversa) :)
L'elettronica che oggi trova più applicazioni impiega i microcontroller, per cui sarà sempre più difficile pensare a qualcosa di elettronico che non ne preveda almeno uno.
La programmazione è solo un ragionamento che si fa DOPO aver montato il circuito, anziché PRIMA o DURANTE come poteva accadere qualche anno fa coi classici digitali generici TTL o CMOS.
Tale ragionamento implica una conoscenza che si può acquisire a scuola e/o sperimentando: nel primo caso si diventa ingegneri; nel secondo si diventa hobbisti.
Arduino avrà tanti difetti, ma a mio parere ha il gran pregio di aver permesso a tanti ingegneri in elettronica di scoprirsi hobbisti in informatica :-). Scrivere programmi che girano su schede Arduino è un modo come un altro di ragionare, e non è necessariamente un'attività "di serie B". L'importante è sapere che cosa si sta facendo, e questo è obiettivamente più difficile se si parte dalla fine, quando tutto è quasi pronto e confezionato, anziché dal principio, coi vari pezzi sparsi sul tavolo e una pila di fogli da consultare.
Purtroppo il tempo dei circuiti assemblabili a mano è passato, quindi conoscere mille modi per collegare tra loro resistori, condensatori, induttori, e anche transistor, è più una curiosità storica che una necessità didattica.
Ri-purtroppo, anche la maggior parte dei microcontroller non è assemblabile a mano, ed ecco che il mercato si orienta verso le soluzioni pronte come l'onnipresente Arduino.
Son convinto di ciò che dico perché sono abbastanza vecchio da aver usato i transistor e aver vissuto il passaggio agli integrati TTL, CMOS, microprocessori e microcontroller, collegando le nozioni nel modo "bottom-up", cioè dal semplice al via via più complesso.
Chi si avvicina ora all'elettronica si trova i transistor sui libri e i microcontroller sui tavoli, e purtroppo non vede il nesso perché non vive il passaggio graduale dagli uni agli altri. In più, per conseguire il titolo deve mandare a memoria leggi e teoremi nel modo che piace al docente formatosi quarant'anni fa, e per fare esperienza ha solo schede già pronte che gli nascondono i dettagli con i quali potrebbe almeno intuire i passaggi che non può più toccare con mano.
La storia si ripete: chi studiava i transistor vedeva le valvole come curiosità del passato; chi studia i micro oggi vede vecchi i transistor; chi studierà qualche altra diavoleria domani vedrà i microcontroller come reperti archeologici, ed esisteranno sempre ingegneri, hobbisti, "ingegnisti" e "hobbieri", ovviamente (e tristemente) disoccupati :)
#3065
Come al solito hai scritto le solite ........ Quello che differenzia l'ingegnere dallhobbista è esattamente la padronanza dei principi matematici-fisici di base che vengono esposti nei teoremi che tanto odi. Una volta digeriti questi concetti le valvole i transistor e le giunzioni josephson si possono vedere in modo unitario.
Per quello che riguarda microcontrollori e programmazione non vedo la necessità di mettere il carro davanti ai buoi, e comunque l'approccio per i suoi interessi non è certamente l'arduinese.
Quell'approccio è più rivolto a chi vuole vedere delle cose divertenti piuttosto che comprendere come funzionano, non è che sia un approccio da condannare, come dicevo prima scrivendo del physical computing ma non è la strada per diventare un buon ingegnere, almeno come lo intendiamo tradizionalmente in Italia.
#3066
Per Valentina invece le cose a cui hai pensato vanno benissimo per le prime esperienze su transistor e MOSFET, va bene anche un multimetro e ci vorrebbe un alimentatore, in seguito ti procurerà alcuni operazionali e circuiti integrati digitali. Poi vedi se puoi frequentare un laboratorio all'Università per poter usufruire almeno di un generatore di segnali e un oscilloscopio.
Questi due strumenti per le prime esperienze possono anche essere basati su kit cinesi di base molto economici
High Quality DS0138 Digital Oscilloscope Unsoldered DIY Kit Genuine JYE-Tech Flux Workshop STM32 200khz
http://s.aliexpress.com/2ANnIbyy
(from AliExpress Android)
#3067
schottky ha scritto:Come al solito hai scritto le solite ........ Quello che differenzia l'ingegnere dallhobbista è esattamente la padronanza dei principi matematici-fisici di base che vengono esposti nei teoremi che tanto odi.

E' proprio questo il punto che volevo esporre: l'idea che "ingegnere" equivalga sempre e comunque a "padronanza" non può essere data per scontata, così come non è automaticamente vero che "hobbista" equivalga sempre e comunque a "non padronanza".
Se "padronanza" deriva dalla semplice memorizzazione di nozioni per il tempo strettamente necessario a sostenere un esame e conseguire un titolo, allora padronanza è meno di hobby.
Trovare un ingegnere che dica "l'ho studiato a suo tempo ma non me lo ricordo" è molto più facile che trovare un hobbista che dica "l'ho sperimentato ma non me lo ricordo".
Non capisco per quale motivo un ingnegnere che dica "l'ho studiato ma non ricordo nulla" sia migliore di un hobbista che ammetta di non averlo mai studiato a scuola nel senso classico del termine (cioè annoiandosi in attesa della ricreazione).
Io non odio i teoremi; odio l'importanza che viene data al fatto di conoscerli a memoria senza capirli davvero, e odio il fatto che, per superare un esame, sia sufficiente dimostrare di conoscerli a memoria.
Se così non fosse, non si spiegherebbe la crescente offerta di servizi del tipo "promossi o ripreparati", o "un tutor ti aiuta a superare facilmente gli esami".
Nella mia attività di consulenza in elettronica e informatica mi capita spesso di incontrare giovani ingegneri, e fra loro ci sono sia persone capaci, che risolvono i problemi basandosi sulle proprie esperienze formative, sia persone incapaci, che risolvono i problemi scaricandoli sul prossimo al grido di "l'ho studiato in elettronica 1, ma adesso chi se lo ricorda"?
Incontro anche ingegneri meno giovani, e la differenza sta solo nel fatto che questi ammettono più facilmente di aver bisogno, di tanto in tanto, dell'aiuto concreto di hobbisti tecnici come me (con o senza i tuoi puntini) :)
Vendo

OWON HDS2202S nuovo imballo originale 190.00 eur[…]

Sono comuni interruttori a levetta DPDT. Se le due[…]

Visita il nostro canale telegram