Discussioni di carattere generale sull'elettronica analogica e digitale. Didattica e applicazioni pratiche.
#2760
Sempre per motivi di sicurezza e affidabilità, non puoi semplicemente portare il segnale preamplificato ad un finale alimentato localmente accanto al diffusore, perché se mancasse l'energia (ipotesi più che plausibile in caso d'incendio) gli inviti vocali a mantenere la calma e recarsi al punto di ritrovo non verrebbero diffusi.
Gli ampli per PA hanno di solito una batteria tampone che dovrebbe tenerli attivi per un certo tempo anche in caso di blackout, e devono avere un circuito che verifichi lo stato di carica e avverta in anticipo circa la necessità di rimpiazzo.
E' vero che potresti inserire una batteria su ciascun finale locale, ma a parte il costo, immagina le difficoltà nel garantire che tutte le fonti, in genere parecchie decine, siano sempre cariche ed efficienti.


Comprendo le tue aspettative ma ribadisco, se non specifichi uno scopo ben preciso non potrai avere delle informazioni precise:
Magari vuoi risparmiarti 1500€ di amplificatore ma con i sistemi PA di segnalazione acustica sottoposti a normative antincendio e controlli da parte del corpo dei Vigili Del Fuoco/Protezione Civile non si può fare un sistema home-made o comunque non certificato da un professionista con prodotti omologati e per un determinato utilizzo.

Io non sono in grado di stabilire da solo se il mio corpo è adatto o no a volare, per cui, anziché buttarmi dal sesto piano e vedere che cosa succede, preferisco informarmi restando comodamente seduto davanti al computer. Tutto qui.


Sono daccordo, ma prima devi specificare ad un ignaro utente che vuoi volare e magari per quale motivo, ad esempio se lo facessi per suicidarti o contro qualche normativa ENAC io non ti suggerirei proprio niente. Se invece volessi la soluzione bella e pronta restando comodamente seduto davanti al computer magari ti suggerirei prima di andare a leggere qualche libro e di farti una cultura generale sui principi dell'aerodinamica...diversamente è come brancolare un poco nel buio.
#2762
che cosa succederebbe se il suddetto trasfo venisse realizzato non con uno ma con due avvolgimenti primari identici e ricevesse in simultanea l'uscita di non uno ma due circuiti finali identici?

La cosa funzionerebbe solo ed esclusivamente se gli avvolgimenti primari e i finali fossero "identici", cosa non possibile nella pratica, sopratutto con l'intermediazione di un trasformatore. Come nel caso di parallelo di generatori in ca (che si fa senza trasformatori "sommatori", occorre che siano in fase perchè sia possibile una "cooperazione", altrimenti la formazione di correnti indesiderate e armoniche non porterebbe sicuramente al risultato atteso, mentre danni all'insieme sarebbero tanto più possibili quanto maggiori sono le differenze.

E' lecito aspettarsi che i due contributi si sommino e raggiungano con vantaggio l'altoparlante?
Qui vedo poca chiarezza tra "l'altoparlante (uno)" e una supposta distribuzione PA (molti altoparlanti). Distribuzione PA che si fa già a tensione elevata (ad es. standard 100V). E c'è ovvia differenza tra la distribuzione audio in ambienti separati e quella in singolo ambiente, dove si sommano enormi problemi dovuti alla reazione acustica dell' ambiente stesso.

Peraltro, in ambito commerciale, esistono amplificatori anche da 10kW (ad ese. Westinghouse FG10) e più su carichi a bassa impedenza , per i quali non c'è problema ad ottenerle con combinazioni di altoparlanti, ma anche con elementi singoli (ad esempio per uso militare). In genere sono apparecchi a valvole per varie ragioni. Non si tratta però di PA specifici per distribuzione in ambienti singoli, che sono affrontati in modo diverso.
Nessuno, mi sembra, ha mai seguito la via proposta proprio perchè non è fattibile in modo sensato.

Inoltre, l'assenza di uno scopo ben preciso permette di formulare solo ipotesi generiche che avranno ampia probabilità di essere mere illazioni e quindi solo dei pour parler dove non sarà possibile verificarle.

Per quanto riguarda gli allarmi, in ambienti complessi come ospedali o alberghi, uno speaker che "racconti" a voce cosa si debba fare è quanto mai impratico in momenti di emergenza, oltre alla possibilità che ci siano persone di lingua diversa.
Le Norme prevedono indicazioni ottiche e acustiche, in quanto immediatamente e facilmente comprensibili da chiunque (oltre alla presenza dei piani e delle indicazioni di evacuazione, ecc).

Volendo atomizzare una distribuzione audio PA in molteplici ambienti, si ricorrerà alla distribuzione del segnale primario a n amplificatori locali. Questo è ampiamente più sensato di un unico array di amplificatori centralizzato con l'onere di distribuire poi il segnale finale: anche se fosse possibile, non ci sarebbe alcun vantaggio.
#2763
mars ha scritto:La cosa funzionerebbe solo ed esclusivamente se gli avvolgimenti primari e i finali fossero "identici"...

Questa è già un'info utile, perché sapendo che la precisione assoluta non esiste, e tutto in elettronica ha una tolleranza, mi aspetto un funzionamento via via peggiore al crescere di quest'ultima, non l'assoluta impossibilità di realizzazione.

mars ha scritto:E' lecito aspettarsi che i due contributi si sommino e raggiungano con vantaggio l'altoparlante?
Qui vedo poca chiarezza tra "l'altoparlante (uno)" e una supposta distribuzione PA (molti altoparlanti)...

Nella mia frase, il termine "altoparlante" è sinonimo di carico utilizzatore, cioè del congegno che dovrebbe rendere fruibile l'energia che vorrei prelevare da più fonti "cooperanti".

mars ha scritto:Peraltro, in ambito commerciale, esistono amplificatori anche da 10kW...
Nessuno, mi sembra, ha mai seguito la via proposta proprio perchè non è fattibile in modo sensato.

Ho già detto di non aver mai visto in giro un'idea simile. Il quesito che tento di sciogliere non riguarda la fattibilità, ma piuttosto le ragioni tecniche alla base della NON fattibilità. Se mi dite che non si può fare perché nessuno l'ha mai fatto, dovreste spiegarmi il successo commerciale di Apple.

mars ha scritto:Inoltre, l'assenza di uno scopo ben preciso permette di formulare solo ipotesi generiche che avranno ampia probabilità di essere mere illazioni e quindi solo dei pour parler dove non sarà possibile verificarle.

Visto che la faccenda dello scopo sembra uno scoglio insormontabile, diciamo che vorrei dimostrare la fattibilità teorica di un ampli per PA diverso dagli attuali, al fine di convincere le aziende produttrici ad intraprenderne l'eventuale costruzione.

mars ha scritto:Per quanto riguarda gli allarmi, in ambienti complessi come ospedali o alberghi, uno speaker che "racconti" a voce cosa si debba fare è quanto mai impratico in momenti di emergenza, oltre alla possibilità che ci siano persone di lingua diversa. Le Norme prevedono indicazioni ottiche e acustiche, in quanto immediatamente e facilmente comprensibili da chiunque (oltre alla presenza dei piani e delle indicazioni di evacuazione, ecc).

Questa è un'altra info utile, anche se tutto ciò che ho letto sull'argomento sembra indicare l'esatto opposto, cioè la netta superiorità dei messaggi vocali sulle semplici sirene o luci lampeggianti.
Pensa al classico allarme antifurto per auto: a meno che non abbia un suono particolarissimo, e tu lo riconosca come quello della tua propria vettura, nessuno lo degnerà della minima attenzione.
Da prove effettuate si è visto che il tempo di risposta del pubblico a una sirena antincendio è di almeno due minuti, perché qualcuno pensa che sia una prova, qualcuno pensa che sia un'esercitazione, qualcuno sospetta che sia un allarme ma non sa come comportarsi, e molti si guardano intorno o scappano a caso in tutte le direzioni.
Un messaggio vocale deve solo dire "attenzione, invitiamo il pubblico a recarsi velocemente ma senza correre al primo piano" (anche in più lingue, se necessario), sposta tutti in trenta secondi senza creare panico.

mars ha scritto:Volendo atomizzare una distribuzione audio PA in molteplici ambienti, si ricorrerà alla distribuzione del segnale primario a n amplificatori locali. Questo è ampiamente più sensato di un unico array di amplificatori centralizzato con l'onere di distribuire poi il segnale finale: anche se fosse possibile, non ci sarebbe alcun vantaggio.

Non metto in dubbio che possa essere sensato, ma nessuno lo fa per almeno una buona ragione: è difficile verificarne e mantenerne l'efficienza sul campo. Un conto è prevedere una spia rossa su un solo pannello all'interno di un quadro elettrico, e un altro è costringere l'utente a visitare quotidianamente una per una tutte le stanze solo per vedere se qualche spia è accesa. Altro motivo non meno importante è la riparabilità: se si rompe l'unico ampli presente, lo smonti e lo rimpiazzi in un attimo; se a turno si rompono N ampli sparsi per l'edificio (e la statistica ci dice che lo faranno), devi correre avanti e indietro senza sosta.

dsalva ha scritto:Comprendo le tue aspettative ma ribadisco, se non specifichi uno scopo ben preciso non potrai avere delle informazioni precise: Magari vuoi risparmiarti 1500€ di amplificatore ma con i sistemi PA di segnalazione acustica sottoposti a normative antincendio e controlli da parte del corpo dei Vigili Del Fuoco/Protezione Civile non si può fare un sistema home-made o comunque non certificato da un professionista con prodotti omologati e per un determinato utilizzo.

Io non voglio risparmiare 1500€ di ampli, perché non sono un utente finale interessato all'acquisto.
Non voglio nemmeno costruire un ampli home-made, perché so già che non sarebbe commercializzabile.
Anche se fosse commercializzabile, non avrei la struttura per farlo, anche perché nel frattempo vedrei lo stesso oggetto in vendita in rete a 200€ con spedizione gratuita da Hong Kong.

dsalva ha scritto:Sono daccordo, ma prima devi specificare ad un ignaro utente che vuoi volare e magari per quale motivo, ad esempio se lo facessi per suicidarti o contro qualche normativa ENAC io non ti suggerirei proprio niente. Se invece volessi la soluzione bella e pronta restando comodamente seduto davanti al computer magari ti suggerirei prima di andare a leggere qualche libro e di farti una cultura generale sui principi dell'aerodinamica...diversamente è come brancolare un poco nel buio.

Questa me la devi spiegare: secondo te, se leggo un libro mi faccio una cultura nel modo giusto, mentre se leggo le stesse info (o info mirate) sul video del computer sono uno che cerca la soluzione bella e pronta nel modo sbagliato?
Il modo giusto è darsi la pena di cercare qualcosa di nuovo, non bloccarsi solo perché nessuno l'ha mai cercato prima.
Il 99% delle volte, "nuovo" è sinonimo di folle; ma se non ci provi rinunci anche a quell'un percento di follia davvero innovativa.

Se tutti avessero seguito la strada "classica" che citi, oggi non avremmo la penicillina di Fleming, la gomma vulcanizzata di Goodyear, e neppure il V****a (farmaco inutilissimo, dannosissimo, ma mooolto redditizio) che è stato scoperto per caso mentre cercavano una cura per la calvizie.

Il brutto della faccenda è che prima si cercava per scoprire, oggi si cerca per coprire prima che altri scoprano.
#2769
Bios ha scritto:Tutte obbiezioni comprensibili. Considera assolutamente le linee ad onde convogliate come esclusivamente dedicate, ovvero niente differenziali ...

Raccolgo e credo anche io che la versione senza fili sia relativamente meno affidabile di quella cablata, come in tutto è una questione di esigenze di progetto ...

Personalmente sarei favorevole alle onde convogliate, ma purtroppo, per i sistemi PA, risultano troppo complesse e costose. Considera che l'ampli è in genere presente in uno o al massimo due o tre esemplari, mentre i diffusori possono essere decine o anche centinaia, e sono passivi, cioè senza necessità di alimentazione.
Le onde convogliate risultano vantaggiose quando il percorso elettrico sia già presente per altri scopi, in genere legati al trasporto dell'energia di rete a 230V. Se devo stendere un cavo apposito verso i diffusori passivi, e tale cavo non sarebbe comunque interessato dalla tensione di rete, non ho vantaggio a pensare alle onde convogliate, perché faccio prima ad inviare il segnale audio vero e proprio con una potenza di tre o quattro watt.
Un diffusore passivo per PA ha dentro un altoparlante e un piccolo trasformatore.
Un ipotetico diffusore PA del tipo che suggerisci tu dovrebbe invece avere un ampli, il circuito d'interfaccia capace di estrarre l'audio dalle onde convo, più un'alimentazione con battery backup locale. Il costo appare già improponibile solo a disegnarne lo schema a blocchi :)
Ho pensato comunque ad una soluzione "ibrida", consistente nello sfruttare un cavo bifilare come trasporto di una tensione continua di 24V, alla quale venga sovrapposto un segnale audio di un volt picco picco da estrarre e amplificare in loco su ciascun diffusore.
In questo caso non ci sarebbe più il problema del battery backup locale, perché l'energia potrebbe essere inviata in linea da una sola, grande, batteria a monte, come accade adesso con gli impianti PA convenzionali.
Per mantenere piccola la sezione dei cavi, si potrebbe anche ipotizzare l'invio di 48V, da scalare localmente a 5 con un piccolo step-down. Dico 5V perché i moderni chip audio in classe D da qualche watt nascono per i 3.7V nominali delle batterie al litio.
A questo punto aggiungerei anche un micretto e la diagnosi remota, al costo vivo di meno di un euro.
La domanda iniziale resta comunque in piedi: chi mi sa spiegare (con argomenti plausibili e concreti) l'impossibilità tecnica di "combinare" in un trasfo due segnali audio di potenza uguali, affinché si sommino e risultino sfruttabili come se venissero da una fonte unica?
Il trasfo d'uscita per PA è una risorsa disponibile impiegata in quasi tutti gli ampli attualmente in commercio, e la semplice suddivisione del primario in tante sezioni più piccole non influisce apprezzabilmente sul costo, in quanto immagino che la voce più onerosa sia il nucleo, dimensionato in base alla potenza da gestire.
Se fosse possibile erogare 1000W combinando dieci economicissimi ampli in classe D da 100W alimentati a 24V + 24V, intanto si avrebbe un'economia di scala, perché invece di costruire più modelli di scheda con potenze diverse, basterebbe avere in magazzino la 100 e inserirla in più esemplari negli oggetti finiti da 200, 300, 400, 500, 600, e via via fino a 1000 e più watt.
Lasciamo per ora da parte i discorsi sulla resa, sul calore emesso, sull'affidabilità e via dicendo, poiché questi son dettagli che andrebbero affrontati una volta stabilito che non esistano intoppi teorici sull'idea di base.

Bios ha scritto:Due secoli ma tante innovazioni da renderlo quasi irriconoscibile. Il principio del ciclo otto rimane sempre lo stesso ma il modo di raggiungere l'obbietivo è si evoluto nel tempo. Come dire che il fuoco è sempre lo stesso, è il modo di ottenerlo e fruirne che è cambiato. Vedi cottura ad induzione...

Qui entriamo in un campo che potrebbe occupare l'intero forum: 1) secondo te, per quale motivo le lampade a LED son comparse dopo le fluorescenti compatte? 2) Per quale motivo le chiavette USB compaiono sempre in ordine di stazza crescente? 3) Per quale motivo le automobili a motore elettrico stentano a diffondersi sul mercato?
Non voglio portar via troppo spazio, quindi ti dico subito la mia opinione in merito: 1,2,3) per motivi esclusivamente economici, non tecnologici o ingegneristici. Se l'argomento interessa gli amici del forum, possiamo riprenderlo più avanti in altri messaggi.
#2770
Diciamo allora questo.
E’ evidente che la cooperazione (per gli amici, coop) è un fenomeno ampiamente presente nella tecnica. Basti pensare a motori di grossa cilindrata che sono realizzati con 4, 6, 8,12 cilindrini che cooperano, invece di un unico cilndrone. Così pure nella rete europea della distribuzione dell’energia che è realizzata da una cooperativa di migliaia di generatori in parallelo.
Peraltro ci si può accorgere che l’idea è presente già nella natura: 3 milioni di formiche da 1 mg ciascuna ottengono risultati cooperativi impossibili per un unico formicone da 3 chili.
Quindi, l’idea di ottenere 1000W di potenza audio dal secondario di un trasformatore-sommatore con 100 primari alimentati ognuno da un amplificatore da 10W indipendenti, non è che una ulteriore conferma della validità del principio cooperativo.
Il fatto che nessuno ci abbia finora messo mano è evidentemente solo indice dello spazio disponibile per il genio innovatore e che, in fondo, Steve Jobs non è un unicum, ma un esempio che è facile superare.

Però, visto che sei certo del fatto tecnico, tanto da poter ricusare ogni critica, accetta almeno due umili consigli:
- fai brevettare immediatamente l’idea. Ti sei sbilanciato ad esternare una simile innovazione in un luogo pubblico come è un forum, dove sono in ascolto le orecchie di gruppi che vivono sottraendo le idee agli inventori, se questi non le hanno opportunamente difese.
In secondo luogo, come giornalista scientifico sai bene come l’Italia sia matrigna del tutto disinteressata ai suoi geni ed alla innovazione in genere, nonostante lo sbrodolamento recente a riguardo delle “startup”.
Quindi, il consiglio è quello di rivolgersi agli USA, dove centinaia di gruppi di investimento attendono solo l’apparire di nuove idee per finanziarle e trarne profitto. Sarà un gioco convincere i loro comitati scientifici di valutazione ed avere i fondi necessari a sviluppare il prodotto.
Auguri.

P.S.: non si può essere che pienamente d’accordo con il giudizio finale, perché è evidente che già dagli albori della storia della tecnica, le scelte sono state dettate solo dal fattore economico. Così, si è partiti a lavorare il bronzo prima del ferro solo a causa delle lobby babilonesi contro quelle degli ittiti innovatori. La cosa si vede ancora adesso negli esempi riportati: le taglie dei chip di memoria flash già negli anni 50 potevano assumere dimensioni oltre il gigabyte per chip, ma è solo per biechi maneggi di Intel e Microsoft che si è partiti dai chip da 256 bytes. Altrettanto dicasi dei LED, la cui tecnologia era già matura nel ’62 con il lavoro di Holonyak, ma è stata affossata dalle lobby giapponesi delle CFL e prende piedi ora solo per la decadenza economica del Giappone.
Ovvero: l’incapacità di distinguere quanto converge alla formazione di un evento è un limite più grave della mancanza di conoscenze tecniche, ma meno del richiedere e poi non ascoltare qualunque voce che risponda non in accordo (cooperativo, ovviamente) con la propria.
#2771
mars ha scritto:Però, visto che sei certo del fatto tecnico, tanto da poter ricusare ogni critica ...

E' vero l'esatto contrario: io NON sono affatto certo del fatto tecnico, e attraverso il forum cercavo una smentita basata su conoscenze che non ho, altrimenti mi sarei già smentito da solo in assoluta privacy :)
Per quanto riguarda la faccenda economica, a Roma e dintorni dicono "Nun me ne po fregà de meno": io odio il denaro, pur ammettendo che averlo sia meglio che non averlo.
Nota bene che io odio il denaro inteso come fine e non come mezzo. Sapere che la BCE ci "tassa" tutti indirettamente facendoci pagare 110 euro per ogni banconota da 100 euro che stampa, mi fa cadere le braccia.
Quando sento parlare di ridurre il debito pubblico mi cadono anche altri particolari anatomici: il debito pubblico NON può essere ridotto, perché deriva dal fatto che paghiamo un interesse sulla semplice stampa delle banconote. Finché qualcuno (come ente privato) stamperà banconote, avremo fisiologicamente un debito pubblico da ripagare pur non avendolo chiesto né contratto di proposito. Punto. Fine dello sfogo off-topic :)
#2772
zioelp ha scritto:....chi mi sa spiegare (con argomenti plausibili e concreti) l'impossibilità tecnica di "combinare" in un trasfo due segnali audio di potenza uguali, affinché si sommino e risultino sfruttabili come se venissero da una fonte unica?
Il trasfo d'uscita per PA è una risorsa disponibile impiegata in quasi tutti gli ampli attualmente in commercio, e la semplice suddivisione del primario in tante sezioni più piccole non influisce apprezzabilmente sul costo, in quanto immagino che la voce più onerosa sia il nucleo, dimensionato in base alla potenza da gestire.
Se fosse possibile erogare 1000W combinando dieci economicissimi ampli in classe D da 100W alimentati a 24V + 24V, intanto si avrebbe un'economia di scala, perché invece di costruire più modelli di scheda con potenze diverse, basterebbe avere in magazzino la 100 e inserirla in più esemplari negli oggetti finiti da 200, 300, 400, 500, 600, e via via fino a 1000 e più watt....


Adesso é molto più chiaro, secondo me, per questo scopo sarebbe molto più semplice "mettere in parallelo" gli amplificatori a monte di un unico trasformatore e con opportuna circuiteria di controllo(gestione offset, guasti ecc...). Ovviamente dovrebbe essere un sistema rundondante: per un modulo ampli rotto, se ne dovrebbe attivare un'altro"dormiente".
A livello impiantistico , questo ti permetterebbe di avere forse pochi cablaggi e di mantenere i diffusori PA.

Esiste già qualcosa di simile in commercio(paso.it) ma comunque ritengo che potrebbe essere un'idea valida.

Questa me la devi spiegare: secondo te, se leggo un libro mi faccio una cultura nel modo giusto, mentre se leggo le stesse info (o info mirate) sul video del computer sono uno che cerca la soluzione bella e pronta nel modo sbagliato?
Il modo giusto è darsi la pena di cercare qualcosa di nuovo, non bloccarsi solo perché nessuno l'ha mai cercato prima.
Il 99% delle volte, "nuovo" è sinonimo di folle; ma se non ci provi rinunci anche a quell'un percento di follia davvero innovativa.

Se tutti avessero seguito la strada "classica" che citi, oggi non avremmo la penicillina di Fleming, la gomma vulcanizzata di Goodyear, e neppure il V****a (farmaco inutilissimo, dannosissimo, ma mooolto redditizio) che è stato scoperto per caso mentre cercavano una cura per la calvizie.

Il brutto della faccenda è che prima si cercava per scoprire, oggi si cerca per coprire prima che altri scopand..


Fleming, Steve Jobs, il team della Goodyear, Einstein ecc.... una cultura di base la avevano no?? O si sono tutti buttati dal sesto piano senza alcuna cognizione del volo?
#2776
Non conoscono le problematiche impiantistiche degli amplificatori PA a 100 Volt ma provo a dare un contributo "a sentimento", visto lo spirito cooperativo della discussione.

Una potenziale criticità al collegamento in parallelo di 10 amplificatori da 100W l'hai evidenziata tu stesso nel post iniziale
L'ENEL stessa, in fondo, distribuisce energia attraverso un "segnale audio" (notare le virgolette) sinusoidale a 50 Hz, e immagino che alla fonte, ad esempio nei grossi generatori a 400 kV, nasca la necessità di collegarne molti in parallelo, cosa che viene spontanea a patto che siano tutti sincronizzati e in fase.


Se gli amplificatori audio non sono identici (ed è pressochè impossibile che lo siano) i segnali potrebbero non essere tutti con la stessa fase (la fase potrebbe essere diversa rispetto alla fase del segnale in ingresso ma dovrebbe essere uguale fra le varie uscite). In tal caso la somma vettoriale dei segnali non avverrebbe in tensione ma solo in potenza (sui libri di scuola c'è tutto). E' vero che dovrebbe essere possibile equalizzare in fase gli amplificatori ma il processo si complica esponenzialmente aumentando il numero degli amplificatori in parallelo (proprio come avviene per la sincronizzazione delle reti elettriche).

Un ulteriore commento lo faccio in merito alla distribuzuione "sicura" del segnale nelle stanze dell'albergo: in ogni stanza c'è l'impianto di rilevamento fumo ed incendi e ritengo (forze sbaglio) che tale linea sia "privilegiata" e non attraversi alcun sezionatore manuale: tale linea potrebbe vantaggiosamente essere usata per la diffusione tramite onde convogliate , ma qui lascio la parola agli impiantisti professionisti visto che sicuramente ci sono delle normative che prescrivono cosa si debba e possa fare.
#2779
dsalva ha scritto:Adesso é molto più chiaro, secondo me, per questo scopo sarebbe molto più semplice "mettere in parallelo" gli amplificatori a monte di un unico trasformatore ...

Mettere in parallelo gli ampli su un unico trasfo è proprio quello che sto cercando di illustrare fin dal primo messaggio.
Più avvolgimenti primari sullo stesso nucleo SONO un unico trasfo.

dsalva ha scritto:Fleming, Steve Jobs, il team della Goodyear, Einstein ecc.... una cultura di base la avevano no?? O si sono tutti buttati dal sesto piano senza alcuna cognizione del volo?

Farmi una cultura di base è proprio ciò che avevo in mente iscrivendomi al forum. Oppure, secondo te, la cultura è di base quando leggi dei libri, e non è di base quando sfrutti internet?
Steve Jobs non sapeva tenere in mano un saldatore, eppure questo non gli ha impedito di fare quello che ha fatto.
Paul McCartney (Beatles) non sa leggere la musica, eppure questo non gli ha impedito di (far) scrivere melodie e suonarle.
Concludo con una battuta: io non mi reputo "acculturato" pur avendo letto pareti intere di libri, eppure, di libri, ne ho scritti quattro. Non sono in vetta alle classifiche e non sono dei best sellers, ma per me sono una piccola soddisfazione che mi aiuta a pagare alcune bollette. :)
#2780
double ha scritto:Se gli amplificatori audio non sono identici (ed è pressochè impossibile che lo siano) i segnali potrebbero non essere tutti con la stessa fase (la fase potrebbe essere diversa rispetto alla fase del segnale in ingresso ma dovrebbe essere uguale fra le varie uscite). In tal caso la somma vettoriale dei segnali non avverrebbe in tensione ma solo in potenza ...

Non ho ancora approfondito l'argomento, ma immagino che i moderni ampli in classe D non introducano apprezzabili variazioni di fase tra il segnale d'ingresso e il segnale d'uscita. Il fatto che la somma dei segnali aumenti la potenza e non alteri la tensione lo vedrei come un vantaggio, non come un handicap.
Per quanto riguarda le possibili piccole differenze nei circuiti, immagino che possano essere minimizzate senza influire negativamente sul prezzo, poiché quasi tutto il trasferimento dell'informazione (cioè del contenuto udibile) ha luogo con processi digitali, non analogici. Vedrei forse come un problema l'eventuale obbligo di sincronizzare i PWM, anche se a valle dei filtri d'uscita non dovrebbe più passare alcun residuo del segnale triangolare a 100, 200 o più kHz, alla base del processo di campionamento.
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