Discussioni di carattere generale sull'elettronica analogica e digitale. Didattica e applicazioni pratiche.
#13104
Fausto ha scritto:[CUT] Quello che volevo sapere é a cosa potessero servire tutte le tensioni che vengono fornite [CUT]

Questa nuova domanda è diversa dalla precedente
Fausto ha scritto: [CUT] C'è qualcuno che abbia un'idea da darmi per usarlo in modo da sfruttare tutte le sue possibilità? [CUT]

Provo a rispondere "a sentimento".
Il fatto che entrambi i secondari siano duali fa pensare ad un trasformatore destinato ad amplificatori audio a stato solido di vecchio stampo. Le numerose prese potrebbero essere state previste per rendere il trasformatore versatile ed adatto a piu' tipi di amplificatori con diverse tensioni di alimentazione. La spesa aggiuntiva per realizzare le varie prese intermedie e' tutto sommato minima rispetto al resto perchè comunque serve avvolgere il filo necessario per fornire le tensioni massima dei 60+60V e dei 36+36V.

Sempre "a sentimento", la presenza di due secondari duali separati potrebbe essere giustificata dal voler alimentare in modo separato la parte finale di potenza e la parte preamplificatrice e driver mentre il terzo secondario a 15+15V potrebbe essere destinato ai servizi (luci, relè, VUmeter, ecc)

Servirebbe stimare le correnti erogate da ciascun secondario: sugli ultimi due numeri di maggio e giugno (se non ricordo male) di Radiokit Elettronica ci sono un paio di ottimi articoli che illustrano come "stimare" le caratteristiche di un trasformatore di alimentazione "ignoto". Gli articoli sono molto tecnici , matematici e "concettosi", ma abbastanza comprensibili con una buona base di elettrotecnica ed elettronica, in fondo il trasformatore non è praticamente cambiato (o quasi) in 140 anni.
#13106
Ciao double,
tu mi stai dicendo che una ditta produttrice di amplificatori ha fatto una linea di essi di varie potenze utilizzando un unico trasformatore.
La cosa é possibile, ma bisognerebbe verificare i costi perché per quelli di potenza più bassa costerebbe di più. per contro l'azienda produttrice di trasformatori ti farebbe pagare qualcosa meno perché ne farebbe tanti tutti uguali, inoltre avresti un unico codice di magazzino il che è un altro risparmio.
C'è una persona che tendeva sempre ad unificare ed é l'ing. Bartolomeo Aloia, proprietario della ditta STEG di Torino, ma mi spiace contattarlo per una cosa di così poco conto.
Fai attenzione che il +15 e -15 non é un'altro secondario ma è la correzione della tensione di primario.
Se ti viene qualche altra idea sai dove trovarmi.
Fausto
#13107
Fausto ha scritto:[CUT] per contro l'azienda produttrice di trasformatori ti farebbe pagare qualcosa meno perché ne farebbe tanti tutti uguali, inoltre avresti un unico codice di magazzino il che è un altro risparmio.[CUT]

Non c'e' solo il risparmio del magazzino, ma anche quello di avere una unica linea di produzione, approvigionando materiali tutti uguali (nuclei e filo). Ovviamente il direttore di produzione, d'intesa col direttore vendite, deve fare una valutazione economica preventiva se fare un unico prodotto, ma è proprio per questo che viene pagato.

Altro possibile uso. Se le correnti dei due secondari fossero simili ci si potrebbe fare un variac di bassa potenza isolato galvanicamente dalla rete collegando le varie prese con dei relè opportunamente cablati. Se le correnti erogabili fossero molto diverse si puo' usare il solo secondario a 60+60: ci sarebbe meno flessibilità pero' si puo' giocare anche con la correzione del primario (dal disegno non si capiva che i +/-15 fossero prese del primario). Un tale variac isolato sarebbe utile per riparare vecchio radio a valvole o anche per realizzare un provavalvole amatoriale.

Ci si potrebbe anche farci l'anodica di un piccolo ma glorioso trasmettitorea valvola sulle bande amatoriali ,modulato in CW (molto facile), AM (abbastanza facile), DSB (moderatamente difficile) o SSB (difficile), ovviamente serve nominativo ed autorizzazione ministeriale.
#13109
Come scriveva @Fausto il trasformatore (tutto) è da circa 100W cosa che non va per niente d'accordo con un amplificatore che richieda 60+60 Vca infatti saremmo su un sistema in classe AB da almeno 150W su 8ohm e 220 su 4 ohm per cui sarebbe necessario un trasformatore da 400VS se mono e almeno 600 se stereo. Qindi sicuramente alimentava qualche altra cosa.
#13110
Non c'è dubbio che per un amplificatore alimentato a 60+60 i conti siano quelli, quindi dando per assodato che la potenza stimata di quel trasformatore sia di circa 100 watt sembra ragionevole che non fosse per il finale di un amplicatore audio.

Però la domanda iniziale era "che ci faccio?" quindi è davvero necessario conoscere e/o stimare la corrente erogabile dai due secondari. Sugli articoli che ho citato di Radiokit 2023 c'era la procedura da seguire, misurando la corrente a vuoto e la corrente in corto. Dovrebbe esserci qualcosa del genere anche in rete, cercando con "stima potenza trasformatore" ad esempio è uscito questo
https://www.electroimc.com/it/doc/teoria_elettronica/misure/60_misura_potenza_nominale_trasformatore_alimentazione
#13114
Come già detto il trasformatore é costruito in modo professionale e per avvalorare la cosa devo dire che le tensioni di entrata e di uscita sono scritte in serigrafia sulle due piastrine in vetroresina dove arrivano i fili dell'avvolgimento.
Ma allora, mi chiedo io, cosa ci fa un pezzo di nastro di carta da imbianchini con scritto sopra a mano 80 mA che ho appurato essere la corrente a vuoto?
Cosa può avere la corrente a vuoto di così importante da essere memorizzata su un pezzo di carta?
Che funziona può avere per poter determinare la qualità di un trasformatore?
Fausto
#13117
Fausto ha scritto: [CUT] cosa ci fa un pezzo di nastro di carta da imbianchini con scritto sopra a mano 80 mA che ho appurato essere la corrente a vuoto? [CUT]


Le due affermazioni
A) su un pezzo di carta da imbianchino, scritto da non si sa chi e perchè, c'è scritto 80 mA
B) la corrente assornita dalla rete a vuoto è stata da me misurata in 80 mA
potrebbero (e sottolineo potrebbero) NON essere collegate ma essere frutto di una fortuita coincidenza.

Il valore scritto sul pezzo di carta potrebbe ( e sottolineo potrebbe) essere altro, ad esempio la corrente erogata da uno dei due secondari e precedentemente valutata dall'ignoto redattore. Ovviamente potrebbe anche essere davvero la corrente assorbita a vuoto.
Collegare le due affermazioni sembrerebbe del tutto intuitivo (in fondo i due valori sono uguali) ma a parte la coincidenza nulla lo conferma, anche se è effettivamente abbastanza probabile.

Resto dell'idea che stimare la corrente erogabile dai secondari sia la via migliore, però ovviamente ciascuno segue la propria via.

********

Per quel poco che mi ricordo, la corrente a vuoto di un trasformatore deriva dalle caratteristiche dei lamierini del nucleo e tiene conto della corrente di magnetizzazione e delle perdite nel ferro (nel modello matematico del trasformatore reale c'è una R ed una XL in parallelo al primario) . Tale corrente entra nel calcolo del rendimento del trasformatore. Maggiori dettagli li trovi in tutti i testi di elettrotecnica di base.

ps:
nella foto si vede una sorta di anello, verosimilmente metallico, attorno al cartoccio del trasformatore: è solo un supporto o potrebbe essere uno shunt magnetico (una grossa spira in corto attorno agli avvolgimenti) ? In tal caso si possono fare ulteriori ipotesi sull'impiego originale.
#13131
Il trasformatore col secondario aperto altro non é che un'induttanza la quale, se alimentata da una forza elettromotrice variabile , contrappone una forza contro elettromotrice uguale e contraria col risultato di avere una corrente uguale a zero.
Tutto questo in teoria, in pratica, non essendo il trasformatore una macchina perfetta, presenta delle perdite di isteresi e di flusso disperso che causano un assorbimento di energia che viene dispersa e che viene identificata dalla corrente a vuoto che é proporzionale alla quantità delle perdite menzionate.
Le perdite per isteresi non dovrebbero dare grossi problemi perché al massimo potrebbero dare un piccolo schiacciamento della cuspide della sinusoide, che é praticamente invisibile e lo si può misurare con un analizzatore di spettro; ben più gravi sono le perdite per flussi dispersi, che vanno in giro per l'ambiente di utilizzo del trasformatore disturbando altri circuiti.
Ma dove é importante che non esistano flussi dispersi e per i quali sia necessaria la misura della corrente a vuoto?
La risposta é: IN UNO STRUMENTO DI MISURA.
E qual'è lo strumento che ha la necessità di avere più tensioni commutabili? L'OSCILLOSCOPIO.
Visto che di oscilloscopi ne ho quattro del trasformatore non so che farmene e prima o poi lo porterò alla discarica.
Per quanto riguarda l'anello metallica devo dire che sono due, uno per ogni coppia di C del nucleo e che non ha alcun effetto elettrico perché sono paralleli alle linee di flusso magnetico.
Se avete contestazioni fate pure perché finora mi sono divertito.
Fausto
#13135
Fausto ha scritto:[CUT] Se avete contestazioni fate pure perché finora mi sono divertito.Fausto


C'è poco da contestare perchè quanto hai scritto sulla "corrente a vuoto" è esattamente quello che io avevo sintetizzato in due righe e mezzo nel post precente, rimandando per i dettagli ai testi di elettrotecnica.
double ha scritto:[CUT] Per quel poco che mi ricordo, la corrente a vuoto di un trasformatore deriva dalle caratteristiche dei lamierini del nucleo e tiene conto della corrente di magnetizzazione e delle perdite nel ferro (nel modello matematico del trasformatore reale c'è una R ed una XL in parallelo al primario) . Tale corrente entra nel calcolo del rendimento del trasformatore. Maggiori dettagli li trovi in tutti i testi di elettrotecnica di base.[CUT]


Ad ogni modo, puoi cortesemente spiegare "cosa" ti ha fatto divertire in questo 3D?
#13136
Ciao double,
mi sono divertito perché partendo da una semplice scritta fatta a mano sono pervenuto ad una conclusione che ha molte probabilità di essere quella giusta.
Fausto
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