- 25 dic 2018, 14:09
#6531
Bene e sin qua siamo d' accordo, poco piu su ho scritto che non esistono fatti ma SOLO INTERPRETAZIONI di essi. Tutto ciò che rende l' idea della realtà che ci circonda è una NOSTRA interpretazione di essa. Personale, ciascuna con i propri limiti e modellata sulla nostra persona!
Non è forse ciò che abbiamo detto poco più sù?
Questo da te scritto è palese. Ma il problema non stà nella realtà che noi vogliamo capire ed argomentare, ma sul COME ci approcciamo ad essa per farcene un idea. La descriviamo con un linguaggio, con modelli matematici e via discorrendo i quali sono a modello d' uomo. La mente umana sappiamo essere fortemente incline a ragionare per modelli FINITI.
La matematica stessa che ci fornisce i metodi di analisi della natura, viene applicata con tali limitazioni, le quali non sono difetto della realtà ma della NOSTRA INTERPRETAZIONE. Ci serviamo di numeri arrotondati, per eccesso o per difetto, e un pigreco inteso come 3,14 se applicato ad un modello, non sortirà lo stesso risultato del medesimo pigreco applicato come 3,141592. Questo è un esempio per dire che l' errore sistematico c'è, ma è solo per la nostra limitata capacità nell' approcciarci a delle realtà le quali, per essere precise, tendono sempre all' infinito nella sua forma o stesura. L' errore è altresì quindi necessario, siamo noi che lo accettiamo, consapevoli, e in misura tale da vernir considerato ininfluente al fine del risultato. La stessa realtà se osservata da esaminatori differenti, verrà descritta in maniera differente, chiaramente tutti modelli veritieri. Piu approfondite saranno le analisi di essa, e migliore sarà il modello che lo descrive. In fin dei conti il modello migliore è o non è quello che contiene MENO ERRORI? Ma in fin dei conti, la realtà osservata rimane sempre quella. E' l' idea che NOI che ne facciamo ad essere poco precisa, ma il problema è nostro
Questo pomodoro è rosso? Siamo tutti d' accordo sul fatto che sia rosso, daltonici permettendo. Si ma quanto è rosso?
Anche questa è una tua personale interpretazione, condivisibile o no, ma è la TUA interpretazione scaturita dal modo in cui percepisci ciò che ti circonda.
Chimica e biologia sono per me terreno assai paludoso, ma vediamo un attimo di parlarne. Il fatto che noi non riusciamo a vedere un qualcosa, non significa che essa debba per forza essere irreale. Anche un buco nero non risulta visibile ai nostri occhi, ma ciò non nega l' evidenza dell' interazione che esso ha nei confronti di ciò che lo circonda. Un Organismo unicellulare certamente non poteva essere visto oppure nemmeno ipotizzato, ed è stata una corretta osservazione ed interpretazione ad aprire le porte della microbiologia. Se non erro, il primo microscopio venne ideato nei Paesi Bassi nel 1600 circa, sulla sua paternità ancora ci sono delle discussioni. E' curioso il fatto che ci volle un ulteriore quasi mezzo secolo prima di osservare ciò che era sotto gli occhi di tutti. A dimostrazione che non è il mezzo a spiegare qualcosa, ma solo l' utilizzo corretto di questo per osservare e fornirne un modello ( o interpretazione ). Se malattie e infezioni erano sotto gli occhi di tutti, quindi ancora una volta reali, ad essere sbagliate erano ancora una volta i modelli descrittivi che l' uomo usava attribuire alle cause scatenanti. Questa è a sua volta figlia di un altro limite umano nel non riuscire a vedere realtà di dimensioni microscopiche. Dopo quasi mezzo secolo che il microscopio era tra l' umanità, fù un Italiano ( il sacerdote Giovanni Battista ) a fornire, nel 1644 una prima, acerba, descrizione del tessuto vivente. Quello che poi Robert Hooke durante l' anno successivo, osservando una fetta di sughero, svelò al mondo, essere una serie di cellule legate l' un l' altra. Questo è stato il grande passo che ha rivelato una realtà diversa da quella sino ad allora immaginata ma non di meno percepita. Nel 1674 poi venne la svolta con Leeuwenhoek il quale mediante una tecnica particolare da esso messa a punto, varcando la soglia dei 30 ingrandimenti, riuscì per la prima volta ad osservare l' infinitesimamente piccolo, organismi unicellulari che esso definì come Animalcula. Da quà in avanti un crescendo della consapevolezza a seguito di centinaia di ulteriori osservazioni le quali piano piano hanno descritto sempre meglio le realtà microscopiche e molti degli effetti che esse hanno sugli organismi che le ospitano.
Lo stesso discorso è possibile farlo con la materia e i suoi "mattoni"..... Rimango dell' idea che la realtà è una, sono i nostri modelli descrittivi di essa ad essere piu o meno soggettivi.
Lungi da mè attribuire alla natura un anima o una forma ben definita. Qua ci avventuriamo in un terreno a dir poco minato in quanto la percezione personale della medesima và a legarsi indissolubilmente con idee o fedi differenti contornate da interpretazioni assai colorite. Spero di non scatenare un putiferio in quanto questo è un tema assai sentito.
Quando ho detto che "la natura ci ha esentato dal vederle" sotto intendevo, a MIO giudizio, l' evoluzione. C'è ad esempio chi dice che siamo ad immagine e somiglianza del divino creatore, io credo invece che l' evoluzione ci ha piano piano selezionati e perfezionati affinchè potessimo vivere e contribuire al proseguo della nostra specie. Abbiamo ciò che serve per svolgere ciò sul nostro pianeta. Anche se qualcosa a dire il vero è andato storto e ci ritroviamo con strumenti in più oltre al necessario biologico. Altrimenti non saremo qua a scriverci con un pc
Bios ha scritto:Ho pensato più volte a come risponderti, credo che questa sia la maniera migliore. Può sembrare un off-topic ma secondo me non lo è. Mettiamoci d'accordo sul significato delle cose. Voglio dire che la realtà oggettiva ed emersa dall'osservazione empirica altro non è anch'essa che uno dei tanti modelli. I sensi ingannano, la mente ancora di più.
Bene e sin qua siamo d' accordo, poco piu su ho scritto che non esistono fatti ma SOLO INTERPRETAZIONI di essi. Tutto ciò che rende l' idea della realtà che ci circonda è una NOSTRA interpretazione di essa. Personale, ciascuna con i propri limiti e modellata sulla nostra persona!
Bios ha scritto:Credo che siamo noi a contribuire a creare la realtà essendone parte, alterandola e influendo sulla stessa. Non di meno siamo noi, umani, ad interpretarla dandole un linguaggio formale.
Non è forse ciò che abbiamo detto poco più sù?
Bios ha scritto:Può sembrare filosofico ma tutti i modelli di realtà avranno sempre un limite: partendo da un punto di vista più o meno privilegiato o sono stati concepiti o sono subiti da noi, percezione sensoriale compresa. Si potrebbe dire che il modello sia afflitto da errore sistematico.
Questo da te scritto è palese. Ma il problema non stà nella realtà che noi vogliamo capire ed argomentare, ma sul COME ci approcciamo ad essa per farcene un idea. La descriviamo con un linguaggio, con modelli matematici e via discorrendo i quali sono a modello d' uomo. La mente umana sappiamo essere fortemente incline a ragionare per modelli FINITI.
La matematica stessa che ci fornisce i metodi di analisi della natura, viene applicata con tali limitazioni, le quali non sono difetto della realtà ma della NOSTRA INTERPRETAZIONE. Ci serviamo di numeri arrotondati, per eccesso o per difetto, e un pigreco inteso come 3,14 se applicato ad un modello, non sortirà lo stesso risultato del medesimo pigreco applicato come 3,141592. Questo è un esempio per dire che l' errore sistematico c'è, ma è solo per la nostra limitata capacità nell' approcciarci a delle realtà le quali, per essere precise, tendono sempre all' infinito nella sua forma o stesura. L' errore è altresì quindi necessario, siamo noi che lo accettiamo, consapevoli, e in misura tale da vernir considerato ininfluente al fine del risultato. La stessa realtà se osservata da esaminatori differenti, verrà descritta in maniera differente, chiaramente tutti modelli veritieri. Piu approfondite saranno le analisi di essa, e migliore sarà il modello che lo descrive. In fin dei conti il modello migliore è o non è quello che contiene MENO ERRORI? Ma in fin dei conti, la realtà osservata rimane sempre quella. E' l' idea che NOI che ne facciamo ad essere poco precisa, ma il problema è nostro
Questo pomodoro è rosso? Siamo tutti d' accordo sul fatto che sia rosso, daltonici permettendo. Si ma quanto è rosso?
Bios ha scritto:Quello che tu chiami realtà oggettiva a me sembra più una allucinazione condivisa e collettiva.
Anche questa è una tua personale interpretazione, condivisibile o no, ma è la TUA interpretazione scaturita dal modo in cui percepisci ciò che ti circonda.
Double ha scritto:Proprio qui sta il punto: una entità materiale diventa reale per noi solo quando la osserviamo oppure esiste autonomamente anche se noi ne ignoriamo l'esistenza, ad esempio se non possiamo osservarla direttamente o indirettamente?
Prendiamo un batterio: prima del 1590, quando costruirono il primo microscopio, nessuno aveva mai visto un batterio quindi nessuno ne ipotizzava neppure l'esistenza. Neppure Platone avrebbe pouto evocare l'idea di "batterialità" come fece invece con l'idea di "cavallinità". Per i nostri avi il batterio non esisteva e non faceva parte della realtà e sembrerebbe essere diventato reale solo da quattro secoli.
Chimica e biologia sono per me terreno assai paludoso, ma vediamo un attimo di parlarne. Il fatto che noi non riusciamo a vedere un qualcosa, non significa che essa debba per forza essere irreale. Anche un buco nero non risulta visibile ai nostri occhi, ma ciò non nega l' evidenza dell' interazione che esso ha nei confronti di ciò che lo circonda. Un Organismo unicellulare certamente non poteva essere visto oppure nemmeno ipotizzato, ed è stata una corretta osservazione ed interpretazione ad aprire le porte della microbiologia. Se non erro, il primo microscopio venne ideato nei Paesi Bassi nel 1600 circa, sulla sua paternità ancora ci sono delle discussioni. E' curioso il fatto che ci volle un ulteriore quasi mezzo secolo prima di osservare ciò che era sotto gli occhi di tutti. A dimostrazione che non è il mezzo a spiegare qualcosa, ma solo l' utilizzo corretto di questo per osservare e fornirne un modello ( o interpretazione ). Se malattie e infezioni erano sotto gli occhi di tutti, quindi ancora una volta reali, ad essere sbagliate erano ancora una volta i modelli descrittivi che l' uomo usava attribuire alle cause scatenanti. Questa è a sua volta figlia di un altro limite umano nel non riuscire a vedere realtà di dimensioni microscopiche. Dopo quasi mezzo secolo che il microscopio era tra l' umanità, fù un Italiano ( il sacerdote Giovanni Battista ) a fornire, nel 1644 una prima, acerba, descrizione del tessuto vivente. Quello che poi Robert Hooke durante l' anno successivo, osservando una fetta di sughero, svelò al mondo, essere una serie di cellule legate l' un l' altra. Questo è stato il grande passo che ha rivelato una realtà diversa da quella sino ad allora immaginata ma non di meno percepita. Nel 1674 poi venne la svolta con Leeuwenhoek il quale mediante una tecnica particolare da esso messa a punto, varcando la soglia dei 30 ingrandimenti, riuscì per la prima volta ad osservare l' infinitesimamente piccolo, organismi unicellulari che esso definì come Animalcula. Da quà in avanti un crescendo della consapevolezza a seguito di centinaia di ulteriori osservazioni le quali piano piano hanno descritto sempre meglio le realtà microscopiche e molti degli effetti che esse hanno sugli organismi che le ospitano.
Lo stesso discorso è possibile farlo con la materia e i suoi "mattoni"..... Rimango dell' idea che la realtà è una, sono i nostri modelli descrittivi di essa ad essere piu o meno soggettivi.
Double ha scritto:La natura non è una entità animata e non le si puo' assolutamente attribuirle intenzioni o sentimenti, anzi la natura non è neppure una entità inanimata, semplicemente essa non esiste se non nella nostra concezione antropocentrica che umanizza qualunque cosa le capiti a tiro. Al più si puo' definire la natura come l'insieme matematico di tutte le entità materiali animate ed inanimate che interagiscono (vale a dire la realtà come detto sopra!) Darle una valenza senziente (quindi soggetto di azioni intenzionali) è pura metafisica!
Lungi da mè attribuire alla natura un anima o una forma ben definita. Qua ci avventuriamo in un terreno a dir poco minato in quanto la percezione personale della medesima và a legarsi indissolubilmente con idee o fedi differenti contornate da interpretazioni assai colorite. Spero di non scatenare un putiferio in quanto questo è un tema assai sentito.
Quando ho detto che "la natura ci ha esentato dal vederle" sotto intendevo, a MIO giudizio, l' evoluzione. C'è ad esempio chi dice che siamo ad immagine e somiglianza del divino creatore, io credo invece che l' evoluzione ci ha piano piano selezionati e perfezionati affinchè potessimo vivere e contribuire al proseguo della nostra specie. Abbiamo ciò che serve per svolgere ciò sul nostro pianeta. Anche se qualcosa a dire il vero è andato storto e ci ritroviamo con strumenti in più oltre al necessario biologico. Altrimenti non saremo qua a scriverci con un pc
fumino ringraziano
La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. Noi abbiamo messo assieme teoria e pratica: niente funziona e nessuno sa il perché!