zioelp ha scritto:Il circuito stampato non lo puoi costruire in casa, quindi, per un verso o per l'altro, sei costretto a ricorrere ai malefici modulini già pronti.
Personalmente, al triennio, tramite fotoincisione e fra gli effluvi di percloruro ferrico scaldato a fiammella di fornelletto da campo in tegame di cotto smaltato (fuori, a dicembre, in balcone) e gli spruzzi di sodio idrossido stampavo a casa i circuiti delle esercitazioni scolastiche, per me e per tutti i compagni che ne facevano richiesta, facendomi corrispondere il proletario importo di L 1.000 a C.S. a titolo di rimborso spese. Facevo prima a stamparli in proprio invece che aspettare che lo smaltimento svuotasse i fusti scolastici degli esausti.
I fortunati benedetti da Domini Iddio, solo
dopo aver dimostrato di sapere usare pennino e lucido, usavano OrCAD su DOS in aula. Erano i tempi del pentium 100 con le microventole che ronzavano come coleotteri ed io fortunello possedevo un 486 per sbrogliare, programmare e giocare a DOOM; il pc per tutti era ancora una eresia. No Internet che collegarsi costava e tanto, le caselle email erano ancora a pagamento. Il disappunto a disegnare footprint che in libreria non c'erano mai e le ore di laboratorio erano solo due per volta. Facevamo sia THD quanto SMD, singola e doppia faccia. Positive 20 a decilitri e per seccarlo rapidamente era dedicato il fornetto del mulino bianco. I master ritoccati con il pennarello indelebile a pranzo. A cena, controllo qualità che domani si consegna. Tranciatura e foratura in aula, litigandoci a turno il trapano a colonna. Montaggio e collaudo.
Tanto per dire che fare i PCB a casa si può e si fa. Se mi gira e di tanto in tanto mi gira, invece che chiedere al service, oggi se devo fare un prototipo veloce non spedisco, lo stampo in laboratorio e piste di segnale a 12mil non sono un miraggio senza particolari macumbe.
zioelp ha scritto:Ciò detto, sapendo che oggi i resistori (almeno in campo hobbistico) servono solo per collegare i LED
Senza Ohm, il led non si accende. Piuttosto come Ungaretti: "s'illumina d'immenso". Dopo transita per il bidone dei rifiuti RAEE.
C'è chi per hobby si diletta nell'analogico, c'è livello e livello ma parliamo di scuola. Kirchhoff, Thevenin e Norton se qualcuno almeno la prima volta non te li spiega, non sarà una videolezione su YouTube ad infondere virtute e canoscenza.
Libri, cifosi e bulbi oculari insanguinati fino alle 23.00, dal lunedì al venerdì; le lezioni di
Elettrotecnica: macchine magnetiche rotanti (e non) incrociate con le lezioni di
Matematica, anche perché senza col cardo mariano che si capiva qualcosa del resto. Trigonometria a gogo. Vettori, tensori, fasori, numeri complessi.
TDP (tecnologia, disegno, progettazione): processi produttivi, teoria dei semiconduttori e laboratorio. Inchiostratura a china e trasferelli. Tristo scoramento ogni volta che una ignobile goccia d'inchiostro s'arrischiava a cadere sopra il lucido. Per la disperazione ho imparato a fare a meno del normografo, rapidograph a mano libera e movimenti calibrati. Schema elettrico, sbroglio, disposizione componenti, relazione e discussione.
Quando mai si ha l'onore da 16enne di mettere le mani sopra un Tek 468 da 400Mhz negli anni '90? Multimetri Fluke da banco, Stazioni saldanti Weller, Generatore di funzioni e analizzatori di spettro Rohde & Schwarz. Alimentatori di ogni genere, specie e tipo. Un patrimonio a disposizione. Dire che mi sono "divertito" è un eufemismo.
Telecomunicazioni: antenne, modulazioni, teoria dei segnali. Non dimentichiamoci
Sistemi: Bode, Laplace, etc.
Digitale e li ti si apre un universo fatto di porte logiche e relative reti combinatorie: latch, flip-flop, contatori, registri, multivibratori.
Elettronica: bjt, mosfet, reti di polarizzazione automatiche e non, operazionali, etc. Ovviamente elenco parziale e non esaustivo.
Letteratura, Storia, Inglese, Diritto nominiamole pure che senza queste non sarei in grado di esprimermi in terrestre, sopravvivere all'estero, interpretare un decreto ed avere cognizione generale dell'impianto giuridico\normativo UE, ei fu italico.
Tutto questo dal terzo anno fino a metà del quarto. L'altra metà del quarto e tutto il quinto in gergo noi si usava l'espressione "fare il botto". Sono sicuro che si usa ancora.
zioelp ha scritto:in venti minuti, compresa la pausa caffé, otterresti le stesse "basi" di un mese di scuola, col vantaggio che ora ti rimarrebbero impresse perché frutto di una ricerca mirata
Siamo certi che detto approccio top-down possa offrire le basi per buttarsi a pesce in quello che s'ha da venire negli entusiasmanti mesi a seguire? Perchè dopo internet non siamo diventati tutti ingegneri? A che serve la scuola?
Semplifico. Questi fenomenali modulini tuttofare erano stati concepiti e partoriti per dare la possibilità agli "artisti", di potersi esprimere senza scrivere una sola riga di codice e di connettere in cascata tutto su tutto senza avere minima cognizione dei perché e dei per come, basta unire qualche filo, caricare lo sketch ed incrociare le dita. In realtà sono molto utili anche in fase di prototipazione e se sai come usarli sono manna dal cielo, fatte le dovute premesse ed i distinguo del caso. Torniamo agli artisti. Non chiamiamoli tecnici. Se la disciplina non si chiama elettronica, avendone per scisma perso i connotati allora è un movimento a parte.
Epilogo, vuoi fare il maker? (giocare), "studia" su YouTube e va bene così
Vuoi capire
davvero qualcosa e fare strada? Ergo scegli un piano di studi degno del proprio nome. Poi se vuoi puoi sempre farti chiamare maker ma a ragion veduta.
Saluti.
“Primum non nocere, secundum cavere, tertium sanare” (S. Largus)
“Chi tace e piega la testa muore ogni giorno, chi parla e cammina a testa alta muore una sola volta“ (G. Falcone)